Cambiamenti Climatici e Antrace, quali i nessi?

Premessa

I cambiamenti climatici che attualmente affliggono il nostro pianeta, sono oggetto di studi e ricerche da qualche decennio, ma solo dagli anni 90, dopo la constatazione dell’enorme velocita di scioglimento dei ghiacciai polari, si è iniziato a trattare l’argomento con la dovuta serietà. Molti fenomeni sono stati scoperti e misurati, e altrettante cause e conseguenze sono state certificate, ma di certo la meno ovvia e più inusuale, è la scoperta di agenti patogeni derivanti dalla fusione del permafrost.

Abbiamo l’esempio dell’epidemia di Antrace che colpi la Siberia nel 2016, dove morirono un ragazzo dodicenne e oltre 2300 renne.

Lo studio

Gli scienziati dell’università Cà Foscari di Venezia, dell'Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche e del Politecnico di Milano, hanno elaborato un modello matematico per la diffusione dell’Antrace nelle zone artiche, che a differenza del modello originale, prende in considerazione, fattori come, la velocità di scioglimento del permafrost in funzione del periodo, e l’adattamento dello stesso batterio in funzione dell’ambiente.

Rammentando che parliamo di un bacillo, ovvero un batterio che in situazioni estreme è in grado di diventare una spora e quindi sopravvivere per decenni in ambienti estremi, i ghiacciai si possono rivelare cosi dei veri e propri scrigni, che se aperti, liberano ciò che avevano racchiuso durante la loro creazione (CO2, metalli pesanti e agenti patogeni).

La fusione del permafrost ha infettato l’acqua durante la stagione calda, questa infettando i primi animali, ne causa la morte, ma il forte veicolo di contagio sono le carcasse degli animali morti, che con la loro decomposizione fungono da sacca concentrata per il contagio verso il resto del bestiame.

Ovviamente non parliamo di una nuova malattia, ma del fatto che l’epidemia è sorta in luoghi dove l’Antrace, di solito, non colpisce.

Ciò ha lasciato anche la popolazione locale del tutto impreparata, portando inevitabilmente a una grande moria di bestiame.  Inoltre la totale mancanza di una mappa di seppellimento delle carcasse, rende la mappatura del batterio più difficoltosa.

Ciò nonostante lo studio ha proposto che cambiando i periodi dei pascoli, anticipandolo o posticipandolo dal periodo caldo, si può evitare di esporre il bestiame ad un elevato rischio di contagio.

Conclusione

Il cambiamento climatico sembra ormai in grado di colpirci da ogni fronte possibile, persino quello sanitario. C’è chi afferma che noi siamo i diretti responsabili, e chi dice che noi stiamo solo accelerando un inevitabile stagionalità planetaria a lungo termine, ma di certo vanno trovate soluzioni ogni giorno, e noi abbiamo come specie la responsabilità di correre dietro questo nostro pianeta che cambia guidato dai binari del suo Clima.

 

27/10/2020

Daniele Pulita

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